giovedì 28 gennaio 2010

parole parole parole

Dopo quasi venti giorni qui, mi è venuta voglia di fare un elenco delle cose che ho imparato.
  • i giapponesi quando camminano trascinano i piedi sul pavimento
  • stapler _ pinzatrice
  • bend _ curvare, piegare
  • i pakistani parlano tutti nella stessa maniera: appena finita una frase, chiudono la bocca in una linea diritta e fina come per annuire con le labbra
  • i cinesi non amano fare vita sociale
  • blend _ mescolare
  • threshold _ soglia
  • i norvegesi si sposano, o perlomeno vanno a convivere, presto
  • e dopo fanno subito un bambino
  • quando per me è l'ora del the, nel resto del mondo è ora di cena
  • albedo _ potere riflettente di una superficie, derivante dal latino album, cioè bianco (da qui, anche il nome del professor Albus Dumbledore)
  • ost _ ciò che io devo evitare quando vado al supermercato, vuol dire formaggio in norvegese
  • il primo libro di Zadie Smith è piaciuto molto alla cameriera del Cafè Oslo alla Litteraturhus
  • nell'alfabeto norvegese non esiste la dieresi (checchè ne dica il mio compare Cavazzana)
  • prima di comperare qualsiasi cosa, vai all'Ikea: lì ci sarà senz'altro a un prezzo minore e, a volte, di miglior aspetto
  • i luoghi comuni sono diventati tali perchè effettivamente riflettono la realtà: la prima sera che ho conosciuto Leonor, la mia ex coinquilina di Parigi, stava fumando delle Gauloises bevendo vino rosso con una sua amica in cucina, confermando lo stereotipo che generalmente ci si fa nella mente dei francesi (diciamo che le mancava solo la baguette, una maglietta alla marinara e Serge Gainsbourg in sottofondo)
  • there's no bad weather. only bad clothes.

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