giovedì 11 febbraio 2010

un posto nel mondo

Presentazione fatta. Due plastici, un pdf con una ventina di slide e tanti concetti frutto di speculazione astratta da spiegare a una classe in inglese. Dopo un'ora di discussione con il Prof. Per Olaf Fjeld e il suo Assistente Rolf Gest-something, la mia testa è così confusa dalle loro elocubrazioni che non mi rendo neanche conto se elocubrazioni è la parola che volevo e se si scrive davvero così.

Ad ogni modo, è andata. C'è ancora tanto da fare e da imparare e da leggere e studiare, ma sono piena di voglia di lavorare e approfondire la tematica del corso (il rapporto tra Natura e Cultura, mediato dall'Architettura che si fa Infrastruttura, ma ne parlerò prima o dopo), quindi tanto meglio.

Ieri sera, mentre ero in autobus nel viaggio verso casa, pensavo a dove si trovi in questi giorni. Non viene a scuola da venerdì. Non so se sia scappato in India, se sia a casa della sua famiglia, se sia andato a Berlino per il suo compleanno. Non so che posto del mondo stia occupando, Ora. Non so se sia fermo nella sua stanza alla scrivania a preparare il plastico per la sua presentazione. Non so se le sue gambe lo stanno muovendo per chissà quali strade o percorsi. Non so se sia a letto ammalato. Non so se sia con qualcuno o se passi il suo tempo da solo. Non so che libro ci sia appoggiato a faccia in giù sul suo comodino. Non so se ha un comodino vicino al letto. Non so se sta leggendo qualcosa in questo periodo. Non so se gli piace leggere. Non so cos'ha mangiato ieri. Nè stamattina a colazione. Non so se ha l'abitudine di fare colazione. Non so qual è il caffè che preferisce bere. Non so se preferisce il tè al caffè.

Ma, nonostante questa mia ignoranza, mi piace.

'In spagnolo, añoranza viene dal verbo añorar (provare nostalgia), che viene dal catalano enyorar, a sua volta derivato dal latino ignorare. Alla luce di questa etimologia, la nostalgia appare come la sofferenza dell'ignoranza.'
Milan Kundera _ L'Ignoranza
2001

Ieri abbiamo seguito una conferenza di un docente della Penn University di Philadelphia, amico di Per Olaf. Parlava della differenza che intercorre tra essenza e esistenza, inizialmente facendoci il semplice esempio di un cavallo. Ognuno di noi può disegnare un cavallo, può intagliarne la figura nel legno, modellarlo con la plastilina lavorandoci a lungo, e comunque non avere la minima idea di cosa l'essenza di un cavallo sia.
Così per l'architettura. Puoi studiare tutte le piante di tutte le chiese del passato, ridisegnare centinaia di edifici sacri antichi, ma il tuo progetto non può considerarsi davvero un'architettura se non possiede in sè l'essenza di un edificio di culto. Per Olaf la chiama Energia, quel qualcosa da cui non si può scappare.

Qualcosa che c'è e basta. Come il carattere con cui sei nato, quello che sei. Da lì non si scappa.
Seneca in una lettera all'amico Lucilio -il quale gira il mondo nella speranza che il mondo lo cambi- scrive: 'Animum debes mutare non caelum'. Ci ritornerò prima o dopo su questa faccenda, che sento particolarmente.
Divagazioni strettamente necessarie giusto per affermare che mi piace, pur non sapendo perchè e non conoscendo quasi nulla di lui. Ma è così. Succede.

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