mercoledì 28 luglio 2010
in my end is my beginning
giovedì 24 giugno 2010
Tutta la vita davanti
- a qualche minuto dalla fine sono scoppiata a piangere per la frustrazione e la rabbia accumulata nelle due ore precedenti, precedendo di pochi secondi Isabella Ragonese che si scioglie in un pianto liberatore per le stesse ragioni tra le braccia di una sconosciuta anziana, la quale la consola con pasta e ceci, pollo arrosto ricoperto di tanto rosmarino e patate al forno;
- il pensiero di tornare in patria e di dover lì cercare lavoro mi crea nello stomaco un misto di paura|apprensione|agitazione|ansia;
- come volevasi dimostare, sono le donne a tessere le fila di ogni storia e sono le uniche a rimanere in piedi alla fine;
- gli uomini sono tutti uguali, a prescindere dalla classe sociale di appartenenza (e Virzì, in quanto appartenente alla categoria lo sa bene).
martedì 22 giugno 2010
the end

Caro parte domani mattina.
lunedì 21 giugno 2010
Friendly fires

martedì 8 giugno 2010
notte dopo gli esami
venerdì 4 giugno 2010
Northern Lights
domenica 30 maggio 2010
Got my mind set on you*
- preparare un portfolio graficamente accettabile da presentare agli studi a cui chiederò un lavoretto
- riscrivere il mio curriculum
- andare all'Opera
- andare a correre
- scrivere un articolo su Fehn
- studiare diritto ed economia
- finire Cime Tempestose
- andare a Copenhagen e Bergen
- trovare tema per la tesi
sabato 29 maggio 2010
Caramelle non ne voglio più

Ieri sera siamo usciti da scuola insieme. Chiedendoci a vicenda cosa avremmo fatto nel dopocena, mi ha lasciato il suo numero, dicendo che potevo scrivergli per incontrarci con Caroline e Emilie, che sarebbero venute a mangiare un risotto da me per festeggiare il compleanno di Caro.
estate
- i tuoni improvvisi di brevi temporali
- le canzoni di Ligabue
- portare giù l'immondizia dopo cena col sole che sta tramontando
- il primo giorno in cui ci si mettono i pantaloni corti
- la prima volta che si esce di casa senza calze
- il segno dell'anello che non ci si toglie mai sul dito un pò abbronzato
- non riuscire a finire un libro
- finire un libro in un pomeriggio
- guardare un film stesa (spalmata!) sul mio divano, colla luce del sole che filtra dalle tapparelle
- le colazioni lunghe
- i ventagli al legno di sandalo della mia nonna seduta in giardino con le scarpe chiare dalla punta aperta
- sgranare i piselli (i bisi)
sabato 22 maggio 2010
i will tell you anything...*
giovedì 20 maggio 2010
you belong to me*
In old Algiers
Send me photographs
And souvenirs
Just remember
'Til your dream appears
You belong to me...
Fly the ocean
In a silver plane
See the jungle
When its wet with rains
Just remember
Till you're home again
Or until I come home to you
You belong to me...
mercoledì 19 maggio 2010
new slang
venerdì 14 maggio 2010
how should i begin?
I have measured out my life with coffee spoons;
(...) And I have known the arms already, known them all—
Arms that are braceleted and white and bare
Arms that lie along a table, or wrap about a shawl.
(...) And how should I begin?"
giovedì 13 maggio 2010
Bisogna pur passare il tempo

mercoledì 12 maggio 2010
two more years
sabato 8 maggio 2010
giovedì 29 aprile 2010
pride (in the name of love)

mercoledì 28 aprile 2010
This modern love wastes me

martedì 27 aprile 2010
Primavera
domenica 25 aprile 2010
capelli
martedì 30 marzo 2010
martedì 23 marzo 2010
chetempochefa
sabato 20 marzo 2010
A Venezia, che sogna e si bagna sui suoi canali*
- le polpettine di Renato e i paninetti di Lele annaffiati da un bicchiere di rosso
- camminare di mattina presto fino ai Giardini della Biennale e godersi il primo venticello della giornata
- il primo bagno della stagione al Lido, nel grigiore del mare che si perde in un cielo ancora più grigio carico di nuvole
- fare colazione nel giardino del mio vecchio appartamento con i miei coinquilini e la sera ritrovarsi lì a cena dopo una giornata passata -- a porconare -- al computer
- il gelato al pistacchio mangiato alle Zattere guardando la Giudecca
- la vista delle Erberie dalla Corte del Remer
- le chiacchiere con le amiche al Nono Risorto
- camminare dopo lezione fino a San Marco, per sedermi in mezzo ai giapponesi che fanno mille fotografie su un ponteggio per l'acqua alta, e fumare una sigaretta guardando San Giorgio
- la brioche ai semi di papavero di Tonolo e le brioches alla crema chantilly di quella pasticceria vicina a Palazzo Badoer con le proprietarie che mi stanno simpatiche
- andare a correre la sera d'estate fino alla statua del bambino con la rana a Punta della Dogana
- la gita annuale alla Biennale solo per vedere il padiglione di Fehn
- e il bacaro tour che ne consegue.
Per ora, questo.
*da Viaggi e Miraggi, Francesco De Gregori.
martedì 16 marzo 2010
no time no space
Tra 9 giorni arrivano qui a Oslo la Stefi e il compare.
Tra 2 settimane torno a casa per 6 giorni.
Per poi partire per il Giappone e restarci 9 giorni.
Forse mi schiarirà le idee questo breve periodo di pausa.
O mi farà capire che sarebbe stato meglio darsi una mossa prima (che sarebbe adesso).
Ma ora come ora mi sento allo stesso tempo impaurita e scazzata.
Sento che il tempo è poco, non capisco se ne valga la pena.
Fatto sta che ogni cosa che mi accade qui è filtrata da quello che ho detto e non ho detto e quello che ho fatto e che - soprattutto - non ho fatto.
Ieri ho visto un'intervista a Gabriele Salvatores per l'uscita del suo ultimo film Happy Family, e parlava della felicità e di come l'uomo spesse volte abbia così paura di mettersi in gioco da negarsi la possibilità di essere felice.
Per essere felici, bisogna rischiare.
E rischiare implica responsabilità e possibilità di fallimento.
Keep your feelings in memory
domenica 7 marzo 2010
considero valore
E mi è tornata in mente un'altra intervista, che in qual caso gli aveva rivolto Daria Bignardi alle Invasioni Barbariche, al termine della quale aveva recitato una delle sue poesie contenute nel libro Opere sull'acqua e altre poesie, che qui vi lascio per iniziare la giornata.
Considero valore ogni forma di vita, la neve, la fragola, la mosca.
Considero valore il regno minerale, l’assemblea delle stelle.
Considero valore il vino finché dura un pasto, un sorriso involontario,la stanchezza di chi non si è risparmiato, due vecchi che si amano.
Considero valore quello che domani non varrà più niente e quello che oggivale ancora poco.
Considero valore tutte le ferite.
Considero valore risparmiare acqua, riparare un paio di scarpe, tacerein tempo, accorrere a un grido, chiedere permesso prima di sedersi,provare gratitudine senza ricordarsi di che.
Considero valore sapere in una stanza dov’è il nord, qual è il nomedel vento che sta asciugando il bucato.
Considero valore il viaggio del vagabondo, la clausura della monaca,la pazienza del condannato, qualunque colpa sia.
Considero valore l’uso del verbo amare e l’ipotesi che esista un creatore.
Molti di questi valori non ho conosciuto.
Erri De Luca - 2002
sabato 6 marzo 2010
giovedì 4 marzo 2010
mare, mare
A me le canzoni di Luca Carboni piacciono un sacco. E a dirla tutta, in certe serate, specialmente quelle contraddistinte da un'arietta leggera sintomo del cambio di stagione, danno parecchio da fare ai miei bulbi oculari.
Stasera sono in vena di piagnistei e lamentazioni.
Stasera è una di quelle sere che torni a casa così stanco da una giornata di lavoro che avresti voglia di fare millecinquecento cose, ma non sai scegliere, in realtà non sai se vuoi guardare un film (e comunque se ne vuoi guardare uno, non sai quale si accordi meglio con il tuo stato), se vuoi leggere un libro, se vuoi buttarti sul letto con le cuffie dell'ipod nelle orecchie, se vuoi mangiare, se vuoi uscire a bere una birretta, and so on.
Non sai, semplicemente.
Quindi procrastini nel mare di mille indecisioni come un novello giovane Werther fino a che non ti metti sotto le coperte a dormire, sentendoti pure inconcludente perchè effettivamente hai buttato via una serata.
...la malinconia ha le onde come il mare...
Quasi quasi adesso inizio Il vecchio e il mare.
martedì 2 marzo 2010
these boots are made for walking
- giovedì iniziano le revisioni pubbliche, Per Olaf non si vede da una settimana e io avrei tanto bisogno di un confronto con un'autorità dell'architettura prima di sputtanarmi di fronte alla classe con le solite pippe astratte sulla natura dello spazio e come l'uomo si relaziona all'architettura in base al suo bagaglio mentale e blablabla
- ho la vaga - vagherrima - sensazione che i miei dialoghi col nordico siano resi possibili solamente da una discreta dose di alcool in giro nei nostri corpi
- e, visto che non posso andare a scuola ubriaca, tanto più questa settimana con un progetto da tirare fuori dal cilindro magico delle mie capacità mentali, temo che avremo ben poche possibilità di conoscerci meglio
- l'inverno sembra non finire mai
- e se la temperatura non si decide a salire sopra lo zero, la neve che nasconde i marciapiedi non scioglierà tanto facilmente, quindi io sarò costretta a indossare ancora a lungo questi stivali di gomma che non si asciugano mai e che fanno un rumorino antipatico a ogni mio passo.
Verso le sette sono uscita e sono andata al porto a fumare una sigaretta. Tornando a casa (erano quasi le nove), sono passata per la scuola per andare a recuperare del cartone che mi serviva, convinta che in aula non ci fosse più nessuno. E invece, entro in aula e mi becco il nordico seduto alla sua scrivania. Mi ha detto che stava ancora lavorando al suo plastico e mi ha fatto leggere dal suo libro di Libeskind una storia su un doge di Venezia che voleva costruire una torre altissima per sentirsi più vicino al cielo, chiedendomi se l'avevo già letta. Poi abbiamo fatto due parole sul museo ebraico, su Four rooms e un corto di Tarantino. Al che mi ha chiesto se stavo andando a casa e io, scema, ho detto di sì. Lui se n'è rimasto lì e io me ne sono andata. Sono tornata a casa facendo quasi tutta la strada a piedi, cercando ristoro e compagnia nell'aria, nei miei passi veloci sulla neve, nelle sigarette che intanto ho fumato. Quando mi viene voglia di camminare per strade che di solito evito, mentre fumo una sigaretta dietro l'altra e allungo la strada perchè non voglio chiudermi nelle quattro mura di casa e l'unica cosa che voglio sembra essere camminare, beh, vuol dire una cosa sola. E' sintomo di una cosa sola. Cazzo.
lunedì 1 marzo 2010
C'era un volta la città dei matti

A prescindere dal fatto che mi è piaciuto tanto - in sintesi, ho pianto parecchio, e come dice mia mamma, io misuro il gradimento di un film in base alle lacrime che verso - mi ha indotta a varie riflessioni, ma su una in particolare vorrei più avanti soffermarmi.
domenica 28 febbraio 2010
mezzora
Non c'è cosa più bella di chiacchierarci insieme appoggiati a un frigorifero con in mano un bicchiere di rosso.
mercoledì 24 febbraio 2010
Bohème
sabato 20 febbraio 2010
If you always do what interests you, at least one person is pleased.*

Katharine Hepburn's Brownies
60gr cioccolato fondente 120gr burro 2 uova 1 tazza di zucchero
1 cucchiaino di essenza di vaniglia 35gr farina 1/2 cucchiaino sale
1 tazza di noci spezzettate (facoltativo)
Sciogli a bagno maria il cioccolato con il burro. Aggiungi poi zucchero, vaniglia e uova e mescola a fondo. Unisci farina e sale (e le noci). Distribuisci l'impasto su una tortiera imburrata e infarinata e cuoci a 165° per 40 minuti.
*Ovviamente il titolo è una citazione di KH. In questo caso, at least, anche i miei coinquilini sembrano contenti che io abbia passato la serata a fare qualcosa di cui avevo voglia!
**Questa foto, sebbene bruttina, mi è costata almeno venti minuti ed è stata preceduta da almeno altre 30 foto dello stesso soggetto e, a dirla tutta, pressochè uguali. Si richiede, a questo punto, di apprezzare gli sforzi della sottoscritta :)
venerdì 19 febbraio 2010
invisibile - paul auster
Invisibile è un libro che si fa leggere nell'arco di qualche giornata: la vicenda appassiona e la seconda parte in particolare (come ben dice Gabriele Romagnoli nel suo blog che ho copiato qui sotto) è veramente bella: capitolo in cui Auster riesce a narrare con leggerezza il rapporto a dir poco complicato tra il protagonista e la sorella. Il testo si compone infatti di quattro parti, dall'Autunno all'Inverno, e la storia si arrichisce fluidamente man mano che le relazioni che i personaggi intrecciano tra loro cambiano al variare delle stagioni.

L'illuminazione riguardo il titolo arriva a pag.76 dell'edizione italiana, quando Adam, assunto alla Butler Library del campus della Columbia con l'unica mansione di rimettere i libri tornati dal prestito al loro scaffale, sbaglia la collocazione di un testo di storia medievale tedesca, riponendolo a pochi centimetri dal suo posto usuale. Viene immediatamente ripreso dal suo superiore, il triste signor Goines, che lo ammonisce così: "Se un libro viene messo al posto sbagliato può andare perduto per vent'anni o più, forse per sempre".
Ad Adam lì per lì sembra una cosa da poco, ma poi capisce il principio affermato dal vecchio:
"Metti qualcosa nel posto sbagliato, e anche se è ancora lì - molto probabilmente proprio sotto il tuo naso - può sparire per tutto il tempo rimanente".
Ed è esattamente così che accade in tutto il romanzo. La verità è lì - vicina, tangibile - ma solo nell'ultima pagina si renderà visibile agli occhi dei protagonisti (e lettori).
Ultima cosa: Auster riesce con le brevi descrizioni di Margot e Gwen e, non ultima, Cécile a inquadrare un intero universo femminile con una delicatezza che pochi altri sanno avere.
Basta, non vi voglio dire altro. I libri vanno semplicemente letti.
'Sono anni che continuo a leggere Paul Auster anche se combina pasticci, perché ha comunque una voce. Poi prendete l'ultimo, "Invisibile", Einaudi, scombinato, con ancora una volta una storia dentro la storia, eppure la seconda parte di quattro, quella chiamata Estate, quella è stupenda. E basta a farlo leggere.'
dal blog di Gabriele Romagnoli, Navi in Bottiglia, 31 dicembre 2009
giovedì 18 febbraio 2010
Si può essere qualcuno semplicemente pensando

tu che continui a dirmi
che verrai domani
e non capisci che per me
il domani e' gia' passato
domenica 14 febbraio 2010
valentine's day

giovedì 11 febbraio 2010
coincidenza e destino
Ogni volta che esce un pezzo nuovo di Jovanotti io lo ascolto all'estero.
Quando uscì Fango ero a Bristol e lo ascoltai per la prima volta sulla sua pagina Myspace seduta sul divano in cucina dell'appartamento della Stefi.
Un mese fa, Baciami ancora l'ho scaricato da iTunes dalla mia prima stanzetta qui ad Oslo, in mezzo ai boschi e prati e tetti innevati dello studentato di Kringsja.
E mi accompagna tutte le sere a casa, quando sull'autobus 54direzione Kjelsja me ne torno allo studentato di Bjolsen.
un posto nel mondo
Ad ogni modo, è andata. C'è ancora tanto da fare e da imparare e da leggere e studiare, ma sono piena di voglia di lavorare e approfondire la tematica del corso (il rapporto tra Natura e Cultura, mediato dall'Architettura che si fa Infrastruttura, ma ne parlerò prima o dopo), quindi tanto meglio.
Ieri sera, mentre ero in autobus nel viaggio verso casa, pensavo a dove si trovi in questi giorni. Non viene a scuola da venerdì. Non so se sia scappato in India, se sia a casa della sua famiglia, se sia andato a Berlino per il suo compleanno. Non so che posto del mondo stia occupando, Ora. Non so se sia fermo nella sua stanza alla scrivania a preparare il plastico per la sua presentazione. Non so se le sue gambe lo stanno muovendo per chissà quali strade o percorsi. Non so se sia a letto ammalato. Non so se sia con qualcuno o se passi il suo tempo da solo. Non so che libro ci sia appoggiato a faccia in giù sul suo comodino. Non so se ha un comodino vicino al letto. Non so se sta leggendo qualcosa in questo periodo. Non so se gli piace leggere. Non so cos'ha mangiato ieri. Nè stamattina a colazione. Non so se ha l'abitudine di fare colazione. Non so qual è il caffè che preferisce bere. Non so se preferisce il tè al caffè.
Ma, nonostante questa mia ignoranza, mi piace.
'In spagnolo, añoranza viene dal verbo añorar (provare nostalgia), che viene dal catalano enyorar, a sua volta derivato dal latino ignorare. Alla luce di questa etimologia, la nostalgia appare come la sofferenza dell'ignoranza.'
Milan Kundera _ L'Ignoranza
2001
Ieri abbiamo seguito una conferenza di un docente della Penn University di Philadelphia, amico di Per Olaf. Parlava della differenza che intercorre tra essenza e esistenza, inizialmente facendoci il semplice esempio di un cavallo. Ognuno di noi può disegnare un cavallo, può intagliarne la figura nel legno, modellarlo con la plastilina lavorandoci a lungo, e comunque non avere la minima idea di cosa l'essenza di un cavallo sia.
Così per l'architettura. Puoi studiare tutte le piante di tutte le chiese del passato, ridisegnare centinaia di edifici sacri antichi, ma il tuo progetto non può considerarsi davvero un'architettura se non possiede in sè l'essenza di un edificio di culto. Per Olaf la chiama Energia, quel qualcosa da cui non si può scappare.
Qualcosa che c'è e basta. Come il carattere con cui sei nato, quello che sei. Da lì non si scappa.
Seneca in una lettera all'amico Lucilio -il quale gira il mondo nella speranza che il mondo lo cambi- scrive: 'Animum debes mutare non caelum'. Ci ritornerò prima o dopo su questa faccenda, che sento particolarmente.
Divagazioni strettamente necessarie giusto per affermare che mi piace, pur non sapendo perchè e non conoscendo quasi nulla di lui. Ma è così. Succede.
martedì 9 febbraio 2010
You can't always get what you want 1#
- andare al cinema a vedere una sòla pazzesca per avere una scusa per piangere al buio
- andare al cinema per vedere una cagata pazzesca e sentire i norvegesi ridere sguaiatamente
- andare a cena fuori (ma se non ci vado è anche per una questione di schei)
- guardare tutta una serie di Sex and the City
- invitare qualcuno (...) a bere una birra
- fare la lavatrice e restare a guardare i miei vestiti girare vorticosamente nel cestello con le mie lenzuola
- comperarmi vestiti nuovi
- e ovviamente un paio di scarpe
- leggere buttata sul letto un libro di Anna Gavalda per la seconda volta
- telefonare a qualche amico per fare due chiacchiere
- girovagare nella grande rete alla ricerca dei trailers dei film in uscita
- imparare il norvegese per poter dire "Usciamo a bere una birra?"
- darmi lo smalto
- dormire.
lunedì 8 febbraio 2010
i don't like mondays
Non riesco a stare tranquilla, forse perchè sono caduta per la seconda volta per strada e ho preso una gran paura, dato che mi sono resa conto che qualsiasi cosa mi accada qui, devo affrontarla da sola. O forse sono agitata perchè non mi arrivano idee per il progetto e mercoledì c'è la prima revisione e io devo ancora provare a fare un plastico.
Fatto sta, che ho le ansie. Odio dover parlare di fronte alla classe e mercoledì dovrò farlo. Ho paura di fare brutte figure, di dire cazzate, che le mie idee vengano reputate scemenze, ho paura di non aver capito bene il tema della consegna....
Comunque ho passato un bel fine settimana. Sabato sera siamo andati al Mono a Torshov a ballare fino alla chiusura del locale. Peccato che per iniziare a muovermi un pochino sulla pista io debba essere ben avanti con le birre, che qui valgono come oro. Ieri sera invece abbiamo cenato a casa di Chris noi soliti Erasmus ed è stato bello cucinare tutti insieme. Mentre tragliuzzavo le carote in piccoli pezzi ripensavo al mio appartamento veneziano e a tutti i polletti al curry che lì sono stati consumati, sia ai tempi di Zatti e Quirin, che ai tempi di Mattia e Nicola.
Adesso mentre lavoro mi ascolto il nuovo amico Pete Doherty, sperando sia in grado di infondermi un pizzico d'ottimismo. O almeno, di menefreghismo e di distanza rispetto al mio lavoro.
Meno sei coinvolta in una faccenda, meglio la affronti.

Una donna sui quaranta va a trascorrere le vacanze di primavera in una pensione sulla costa che non vede clienti da un paio d'anni, gestita da un uomo che vive con un cane nell'attesa "che il tempo passi". Lì creerà con lui e altri personaggi una pacifica comunità rendendosi conto che dalla solitudine si impara soltanto quanto sia fondamentale la condivisione nella vita di tutti i giorni.
E' introdotto il neologismico concetto di Twilighting, che non è la passione per Pattinson e i vampiri, bensì lo stato mentale che ti porta a ricordare il passato, a pensare a qualcuno, a perderti nei tuoi pensieri, o a non averne nessuno per la testa.
"I'm going down to the beach." "To twilight?" "Maybe..."