giovedì 29 aprile 2010

pride (in the name of love)

Seduta nel café dell'aeroporto di Rygge, ore 05.49 del mattino.
Per far passare il tempo, ho digitato il nome della mia città d'adozione sul blog di Beppe Severgnini, sul sito del Corriere della Sera, per vedere se c'era qualche lettera riguardante la vita degli italians tramutatisi in norsk. Uno dei motivi per cui ho scelto di venire qui è stato proprio un articolo su Oslo contenuto nel libro di Severgnini, in cui introduceva il concetto a me carissimo di Third Place.
E stamattina ho avuto un moto d'orgoglio quando ho letto qui che tra le città in cui si trasferirebbe volentieri ha inserito anche la capitale norvegese.
Ha dat bra!

mercoledì 28 aprile 2010

This modern love wastes me

Domani si ritorna nel Veneto-che-lavora per due giorni, una piccola immersione nei 25° che il sole regala alla mia patria. Viaggio necessario per riportare il mio computer aggiustato al nord. I voli Ryan air accorciano le distanze e sembrano rendere tutto possibile, e tutto vicino.
Noi siamo la generazione dei voli low cost, dell'Europa attraversata da un giorno all'altro senza pensiero e consapevolezza delle distanze, con lo zaino da campeggio dei nostri genitori sulle spalle.
E nonostante saranno solo 48 ore lontane da Oslo, so già che mi mancherà.



martedì 27 aprile 2010

Primavera

Al mio ritorno dall'allungata permanenza in Giappone, ho trovato ad aspettarmi una città diversa.
Oslo è sbocciata. La gente, come mi era stato preannunciato da tutti i norvegesi con cui sono entrata in argomento, sembra davvero essere uscita dal suo guscio.
Le giornate sono lunghe come quelle italiane d'estate e il sole è una presenza certa da mattina a sera. I parchi sono popolati di coppie che bevono una birra sedute su teli tirati fuori dagli armadi dopo il lungo inverno. Si vedono adolescenti in felpa e jeans larghissimi e bassissimi con skateboards sotto braccio camminare per le strade con le cuffie alle orecchie.
E occhiali da sole, magliette bianche a righe nere, converse e vans nuove e distrutte, braccia bianche e guance rosse, cani da appartamento al guinzaglio.

domenica 25 aprile 2010

capelli

L'altra sera per festeggiare il mio ritorno in patria adottiva nordica ho chiamato Riikka e le he chiesto di tagliarmi i capelli. Quindi dopo una cena a base di noodles, abbiamo trasformato camera mia in un salone da parrucchiera buttando sul pavimento fogli di quotidiani giapponesi attorno alla sedia su cui mi sono seduta con i capelli bagnati e un asciugamano sulle spalle.
L'operazione ha richiesto più di un'ora in cui, ascoltando musica rigorosamente finlandese, il mio cuore si agitava per la paura di ritrovarmi pelata o con un taglio asimmetrico. Alla fine, contro ogni mia aspettative, il risultato mi ha lasciata totalmente soddisfatta ed è stato festeggiato con l'apertura della bottiglia di grappa che avevo comprato all'aeroporto di Treviso quando sono tornata a Oslo dopo le brevissime vacanze di Pasqua.
Dai miei capelli si legge chiaramente ogni necessità di cambiamento. Una ricerca di fiducia nel futuro. Un modo di affermarsi tra gli altri in modo diverso, di dire Ci-sono-anch'io.

e quando perdo il senso e non mi sento niente
io chiedo ai miei capelli di darmi la conferma che esisto
e rappresento qualcosa per gli altri
di unico
vivo
vero
e sincero

Capelli - Niccolò Fabi, 1998